Gli scienziati sviluppano un metodo per "sbollentare" gli albumi

Gli scienziati sviluppano un metodo per "sbollentare" gli albumi

Con una svolta che sembra uscita da un romanzo di fantascienza, i chimici dell'Università della California, Irvine, e i loro colleghi australiani sono riusciti a realizzare ciò che un tempo si riteneva impossibile: hanno trovato un modo per sbollentare gli albumi. Questa scoperta, dettagliata nella rivista ChemBioChem, non riguarda solo la magia culinaria: potrebbe ridurre significativamente i costi nel trattamento del cancro, nella produzione alimentare e altro ancora, con un potenziale impatto sull’industria globale della biotecnologia da 160 miliardi di dollari.

Uovo

Il professor Gregory Weiss dell'UC Irvine, uno dei ricercatori principali di questo studio, spiega che il loro lavoro si concentra sulle proteine ​​presenti negli albumi che, una volta bollite, si aggrovigliano e perdono la loro funzione. Tradizionalmente, quando le proteine ​​si ripiegano male, ovvero assumono la forma sbagliata, diventano inutili, ponendo un grosso problema nel campo della biotecnologia, dove la creazione e il riciclaggio delle proteine ​​sono fondamentali.

Il processo di bollitura di un uovo prevede il riscaldamento degli albumi a 90 gradi Celsius per 20 minuti, durante i quali le proteine ​​si denaturano o perdono la loro struttura naturale. Weiss e il suo team hanno sviluppato una tecnica in grado di ripiegare queste proteine ​​​​riportandole al loro stato funzionale originale. Il metodo inizia con l'aggiunta di una sostanza chimica chiamata urea agli albumi d'uovo bolliti, che scompone gli albumi solidi riportandoli in forma liquida. Tuttavia, questo risolve solo una parte del problema, poiché le proteine ​​sono ancora deformate.

È qui che entra in gioco un'attrezzatura rivoluzionaria: un dispositivo fluido a vortice, creato dal laboratorio del professor Colin Raston presso la Flinders University nell'Australia meridionale. Questo dispositivo applica un intenso stress di taglio alle proteine ​​all'interno di sottili film microfluidici, districandole in modo efficiente e consentendo loro di ritornare alla loro forma corretta. Sorprendentemente, ciò che prima richiedeva circa quattro giorni di dialisi a livello molecolare può ora essere ottenuto in pochi minuti con questo nuovo approccio.

Sebbene l’idea di sbollentare un uovo sia un’utile dimostrazione, il vero valore risiede nell’applicazione più ampia di questa tecnologia. Le proteine ​​mal ripiegate sono un problema comune e costoso in vari settori, in particolare in quello farmaceutico. Le aziende farmaceutiche, ad esempio, spesso si affidano a processi costosi che coinvolgono cellule di ovaie di criceto, che sono meno inclini al ripiegamento errato delle proteine. Il nuovo metodo potrebbe consentire una produzione di proteine ​​più economica e veloce utilizzando sistemi più comuni come il lievito o l’Escherichia coli, il che potrebbe portare a costi inferiori nella produzione di trattamenti contro il cancro.

Al di là della medicina, le implicazioni sono vaste. I produttori di formaggio, gli agricoltori e altre industrie che utilizzano proteine ​​ricombinanti potrebbero ottenere una maggiore efficienza e risparmi sui costi. Questa tecnica potrebbe cambiare radicalmente il modo in cui le proteine ​​vengono prodotte e utilizzate in più settori, rendendo i processi più economici, più rapidi e più rispettosi dell’ambiente.

L’esperimento dell’uovo non sodo sottolinea un significativo passo avanti nella ricerca sulle proteine, promettendo non solo intrighi scientifici ma anche applicazioni pratiche che potrebbero trasformare le industrie.

Link al documento di ricerca originale

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